COORDINAMENTO
REGIONALE
TEATRO IN CARCERE
MARCHE
Associazione Kinematosti
Nell’anno 2010, l’Associazione Kinematosti si costituisce e debutta con il progetto Wallbash (Wall=Muro ; Bash=Colpo) ai mondiali di calcio del Sud Africa a seguito dell’esigenza di sperimentare e promuovere attività di ricerca sul movimento culturale, sportivo, psicofisico, coerente con il significato etimologico - dal greco Kinematos: Movimento - .
Nonostante è il simbolo immutabile per esprimere l’incomunicabilità, è stato considerato Il Muro come filo conduttore metaforico per superare il concetto di difficoltà nell’approfondire la conoscenza, ed affrontare l’inevitabile, difficile percorso, verso la consapevolezza dell’essere.
“ Una barriera per comunicare ? ”. Un bambino, un pallone, un muro. Non c’è persona al mondo che non abbia sbattuto la palla contro un muro. Non c’è persona al mondo che non abbia a che fare, ogni giorno, con un muro. Il muro davanti la scuola, quello del silenzio, della paura, della diversità. Sbattendo sul muro la palla torna sempre indietro, fino a stancarti e toglierti il respiro. C’è chi si stanca di giocare e c’è chi, invece, continua a giocare sul serio, con la speranza di buttare giù quel muro così familiare, ma così ostile. Da questa riflessione nasce l’incontro fra cultura e sport .
La creazione di un gioco ( battimuro: WALLBASH) e di numerosi video realizzati in diverse parti del mondo, partendo dai bambini di Soweto e dall’icona di Nelson Mandela, fino ad intervistare artisti, sportivi, presenziando inoltre in diverse manifestazioni di cinema ed eventi culturali, hanno dato forma a un contenitore multiculturale di storie in grado di trasmettere il raccolto comunitario di emozioni e di espedienti per superare le avversità attraverso un unica identità multiforme: il racconto umano ; dall’interno all’esterno e dall’esterno all’interno, al di qua e al di la del muro.
Il filmmaker Mirko Tosti, direttore creativo della Kinematosti e del progetto Wallbash nel 2011 propone di istituire un premio e di conferirlo agli artisti e agli sportivi che con dedizione hanno scritto e realizzato una storia importante nell’ambito culturale e sportivo.
Nel 2013/14 il premio Wallbash per lo sport è andato alla campionessa paralimpica del lancio del peso Assunta Legnate e per la cultura invece, alla Piccola Compagnia dei Penitenti del Carcere di Marino del Tronto per aver realizzato la metamorfosi di Kafka e 1/3 Riccardo di William Shakespeare per il co-adattamento e la co-regia, insieme ai ragazzi del laboratorio, di Claudio Pizzingrilli, il quale coordina la compagnia con l’obiettivo di fondo a tendere la sperimentazione teatrale in carcere con l’intensificazione dei piani intellettivo, emotivo, comunicativo. Il lavoro sulla parola, sulla gestualità, sul corpo mira a indagare l’identità personale, a esplorare il proprio sé, non tanto a farne una pratica terapeutica; gli sforzi sono rivolti, da un lato ad accrescere la sensibilità verso il testo, la drammaturgia, dall’altro a pervenire ad una adeguata consapevolezza della propria fisicità, di sé come macchina rappresentativa di pensieri, idee, emozioni, desideri. Le affinità delle intenzioni generano un solido sodalizio fra la Compagnia, l’Associazione e il Direttivo della Casa Circondariale basata sulla continuità delle produzioni di opere teatrali e di documentazioni video, annoverando una serie di messe in scena interne alla Casa Circondariale ed esterne, presso i teatri, circoli parrocchiali e centri culturali: Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto, Centro Parrocchiale di Simone e Giuda a Monticelli (AP), Centri culturali di Teramo e Folignano (AP).
Nel periodo che va dall’autunno del 2017 alla primavera del 2018 abbiamo realizzato l’Aminta di Torquato Tasso; conseguente ad una idea che via via è venuta formandosi all’interno del gruppo di teatro, quella di pensare lo studio del testo, della parola, della fonazione, e poi del gesto come una occasione per riprendere la considerazione del pensiero, della stessa forma di vita che avevamo pensato come immutabile. In questa prospettiva, l’Aminta , che viene dopo La Fedra, La Tempesta, il Cirano, l’Amleto, è un testo classico della letteratura teatrale che ci ha permesso di interrogarci sull’azione drammatica dei corpi, non meno che sulla potenza, finora quasi del tutto sconosciuta, della parola detta come atto.
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