I MALATI IMMAGINARI AL TEATRO LAURO ROSSI DI MACERTA
Venerdì 2 marzo 2018 alle ore 21.00 con il patrocinio del Rotary Club di Macerata “Matteo Ricci”, lo spettacolo realizzato dai detenuti della Casa di Reclusione di Barcaghlione con la regia di Francesca Marchetti (Associazione Art’ò) e Isabella Carloni (Rovine Circolari), andrà in scena al Teatro Lauro Rossi di Macerata.
Grazie alla collaborazione del Comune di Macerata e la divisione di U.O. di Oncologia di Macerata, il ricavato della serata sarà devoluto all’Associazione NOA Pet Therapy.
Il laboratorio teatrale in carcere avviato da Francesca Marchetti dell’Associazione culturale Art’O, e realizzato in collaborazione con Isabella Carloni dell’Associazione Rovine Circolari si è concentrato quest’anno nell’ambizioso progetto di realizzare una performance ispirata al Malato immaginario di Moliére.
Dopo l’esperienza del laboratorio precedente dedicato al Macbeth di Shakespeare con la performance I GIORNI CATTIVI realizzata sia internamente al Barcaglione che in teatri esterni (Montecosaro -MC e Agugliano – AN) si è scelto quest’anno un lavoro diverso a partire da un testo ironico della tradizione teatrale che, come è nelle caratteristiche del grande drammaturgo francese, riesce a suscitare riflessioni e a divertire al tempo stesso.
Pur dedicando una prima parte degli incontri alla costituzione del gruppo e agli elementi base del training teatrale, il lavoro si è concentrato sulla creazione di relazioni e tipologie a partire dalle situazioni ricavate dal testo, che è stato riscritto dall’operatrice e adattato, con le dovute semplificazioni, al numero e alle caratteristiche, anche linguistiche, dei singoli attori-detenuti.
L’originale adattamento del testo, e l’andamento a volte meta-teatrale della rappresentazione, ha permesso ai partecipanti di entrare in prima persona nel lavoro, oscillando con una certa fluidità dalla presenza di attori a quella di personaggi, secondo le modalità più contemporanee della performance teatrale.
Il testo, pur leggero e ironico nel suo sfondo generale, ha permesso ai partecipanti di confrontarsi con le paure e i sentimenti dell’animo umano mosso da passioni diverse.
La malattia, comunemente sinonimo di disagio, è diventata anche ricerca di soluzione e richiesta metaforica di aiuto da un presente di difficoltà, con inevitabili echi e motivi di riflessione per chi, come i partecipanti, vive una condizione di non libertà.
La risata e la soluzione ironica, suggerite dal testo, sono risultate seducenti nella nostra situazione e hanno aiutato anche a superare i piccoli momenti di difficoltà dei partecipanti, alla prova con l'esperienza dell'essere attore.
Il costruire insieme si è rivelato elemento di coesione del gruppo e il gioco mimetico del travestimento nell’altro da sé è riuscito a coinvolgere i partecipanti lasciando, ci auguriamo, il segno di un’esperienza importante e utile, la coscienza di una maggiore presenza di sé e di una più consapevole relazione con gli altri.
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